sabato 8 marzo 2008

Meglio un Avatar o un Brasiliano?

Apprendo leggendo quest'articolo che un avatar (i personaggi Second Life) consumerebbe mediamente energia quanta ne consuma un cittadino brasiliano. La notizia ha le sue basi in una ricerca presentata al CeBit di Hannover. Apprendo anche che, quando facciamo una ricerca su Google, consumiamo energia quanta ne consuma una lampadina accesa per un'ora. Un altro dato significativo è l'esponenziale crescita dei consumi dell'informatica. Secondo uno studio commissionato dalla casa produttrice di microprocessori AMD alla Stanford University, dal 2000 al 2004 l'industria informatica ha raddoppiato l'uso di elettricità.
La riflessione immediata porta a pensare all'ingiusta ripartizione delle risorse che l'attuale modello di sviluppo mondiale “garantisce”. E' mai possibile che a un personaggio virtuale venga garantito quanto si riesce a garantire a un uomo, donna, bambino, anziano, etc. in carne e ossa? Si.
Nel 1960 il quinto più ricco della popolazione mondiale si divideva il 70,2 per cento del PIL globale mentre al quinto più povero spettava il 2,3 pari alla trentesima parte della quota dei ricchi. Nel 1991 il rapporto era salito a 61, nel 1997 a 86 (dati United Nations Development Programme).
E così a crescere di diseguaglianza in diseguaglianza.
La riflessione successiva passa dall'agire astratto degli altri al nostro. Sono convinto che la stragrande maggioranza delle persone, come me, ritiene questo divario insopportabile. Sono convinto che molti di noi sarebbero pronti a gesti di generosità straordinari di fronte a casi concreti di sofferenza. Quello che spesso accade è invece che ci rifugiamo nell'ambito protetto della nostra quotidianità e rifuggiamo tutti quei momenti che ci pongono dolorosamente di fronte alla realtà di milioni di persone che soffrono.
La politica di comunicazione dei mass media tradizionali radio, tv, carta stampata, ci aiuta relegando in un angolo le notizie sul divario sociale e tacendo accuratamente sulle tragedie del nostro mondo. Internet oggi potrebbe rappresentare una svolta per la sua natura di media ancora (non si sa fino a quando) libero e difficilmente controllabile.
La possibilità che internet può offrire è di far emergere la nostra individualità dalla saporifera “realtà” indotta dall'informazione dominante. La sfida è mettere in gioco le nostre persone per costruire relazioni tra pari che possano individuare comunità di interessi capaci di far valere anche punti di vista diversi.
Non semplici crisi di coscienza e sporadici sprazzi di generosità quindi, ma la forza della consapevolezza della comunità.

giovedì 28 febbraio 2008

Divario Digitale

Si è chiusa con un incasso di poco meno di 140 milioni l'asta per le frequenze Wi-max, la tecnologia che permette la diffusione della banda larga su frequenze radio, su cui il ministero delle Comunicazioni ha puntato per ridurre il digital divide e far navigare in Internet senza fili tutti gli italiani in tutte le aree del Paese. Al di là di Telecom Italia, la gara ha visto protagoniste società piccole ma aggressive, a cominciare da AriAdsl, che, dal centro di Foligno ha dato l'assalto alle tlc italiane. L'azienda umbra, forte del sostegno del finanziare israeliano Davidi Gilo, si è aggiudicata, rilanciando fino a 45 milioni di euro totali, una licenza in ognuna delle sette macroaree regionali in cui era stato suddiviso il territorio nazionale

Nella macroarea Friuli Venezia Giulia-Veneto-Emilia-Romagna-Marche l'hanno spuntata, oltre ai soliti Ariadsl e Aft, anche E-via, il consorzio Assomax, Infracom e City Carrier. Quanto alle isole, in Sardegna risultano vincenti Ariadsl, Aft e Telecom, lo stesso trio che con ogni probabilità otterrà l'aggiudicazione definitiva anche in Sicilia.

Sembra siano sono stati così evitati i rischi di accaparramento delle frequenze ad opera dei più noti gestori di telefonia (soprattutto UMTS) che avrebbero potuto ritardare lo sviluppo della nuova tecnologia a scapito del servizio e a favore di un più lungo ritorno degli investimenti già fatti nella precedente gara UMTS.

Rimane il rammarico e l’attesa per saper se saranno rilasciate frequenze libere (come già fatto per il wi-fi) sulle quali poter sperimentare questa tecnologia e garantire un reale superamento del digital divide e una reale innovazione.

Innovazione


Secondo la Commissione europea Microsoft non ha rispettato le norme antitrust e le sanzioni già imposte entro le date previste. E parte una multa da 899 milioni di euro.

L'accusa è di aver perseverato nel suo atteggiamento di chiusura rispetto ai prodotti di altri piccoli e grandi gruppi informatici.

L'altro giorno discutevo con un collega di Microsoft proprio sui temi legati all'innovazione e all'importanza che avrebbe avuto l'azienda di Redmond nello sviluppo e diffusione dell'informatica di massa. Sosteneva che un merito da riconoscere alla sua aziende era di aver promosso lo sviluppo della società dell'informazione.
Sono esattamente su posizioni opposte. Trovo che una delle maggiori critiche che si possano fare ad un modello di diffusione della conoscenza basato su licenze "chiuse" sia proprio impedire la libera espressione e il libero sviluppo di quanti potrebbero partire da quanto già realizzato per migliorarlo.
Un giorno ho sentito questa frase: "se io e te abbiamo una mela ciascuno e ce la scambiamo rimaniamo con una mela a testa, ma se io ho un'idea e tu un'altra e ce le scambiamo abbiamo due idee a testa".

Libertà di creare e diffondere

Il commissario europeo al Mercato Interno ha recentemente avanzato una proposta per estendere il copyright (dagli attuali 50 anni a 70 anni dopo la morte) agli interpreti di canzoni. Con questa proposta l’Europea verrebbe ad allinearsi a quanto già previsto negli Stati Uniti.

La progressiva estensione di strumenti di controllo della creatività, come il copyright o i brevetti (sul sw abbiamo solo qualche mese fa rischiato l’introduzione della brevettabilità) stride a mio parere con l’esigenza di favorire l’innovazione e lo sviluppo della ricerca. Del resto la pretesa giustificazione del diritto d’autore quale strumento di difesa della proprietà intellettuale necessario a garantire la sostenibilità del processo di nuova creatività, si scontra alla prova dei fatti. Nella realtà, la maggior parte degli autori è costretto all’oblio mentre solo pochi ossequiosi alle dinamiche di mercato di poche multinazionali riescono ad emergere.

lunedì 25 febbraio 2008

Proviamoci

Affronto questa esperienza mettendo in gioco due mie passioni: me stesso e gli altri. Il titolo di questo blog inidivdua il filo conduttore attraverso il quale mi piacerebbe contribuire ad un dibattito che reputo molto importante. Lo sviluppo tecnologico ha, tra gli altri, il grande merito di aver reso ancora più evidente la frattura tra l'apparenza di un mondo sempre più omologante (qualc'uno avrebbe detto ad una dimensione) e una realtà fatta di individui di passioni e di diversità.

Il senso vero di questo mio sforzo è efficacemente riassunto da queste parole di Pietro Barcellona:

"La comunicazione con l'altro come base necessaria della conferma della mia identità può aprire la via ad una diversa forma dello stare insieme. Il riconoscimento del diverso, dell'altro non è un lusso né un'opera di carità, ma l'acquisita consapevolezza che io non posso dar forma alla mia identità senza istituire la differenza dell'altro e custodirla come una necessità vitale. Questo è il problema della ricerca di un terreno comune oltre l'astrazione mutilante dell'universalimso giuridico e dell'economia monetaria."

Il blog (libertà digitale) quindi come momento di contatto con gli altri e moltiplicatore delle differenze per sottrarsi all'omologazione dello scambio monetario e dei consumi a favore dello spazio degli individui e delle libertà.

Vi aspetto.