Si è chiusa con un incasso di poco meno di 140 milioni l'asta per le frequenze Wi-max, la tecnologia che permette la diffusione della banda larga su frequenze radio, su cui il ministero delle Comunicazioni ha puntato per ridurre il digital divide e far navigare in Internet senza fili tutti gli italiani in tutte le aree del Paese. Al di là di Telecom Italia, la gara ha visto protagoniste società piccole ma aggressive, a cominciare da AriAdsl, che, dal centro di Foligno ha dato l'assalto alle tlc italiane. L'azienda umbra, forte del sostegno del finanziare israeliano Davidi Gilo, si è aggiudicata, rilanciando fino a 45 milioni di euro totali, una licenza in ognuna delle sette macroaree regionali in cui era stato suddiviso il territorio nazionale
Nella macroarea Friuli Venezia Giulia-Veneto-Emilia-Romagna-Marche l'hanno spuntata, oltre ai soliti Ariadsl e Aft, anche E-via, il consorzio Assomax, Infracom e City Carrier. Quanto alle isole, in Sardegna risultano vincenti Ariadsl, Aft e Telecom, lo stesso trio che con ogni probabilità otterrà l'aggiudicazione definitiva anche in Sicilia.
Sembra siano sono stati così evitati i rischi di accaparramento delle frequenze ad opera dei più noti gestori di telefonia (soprattutto UMTS) che avrebbero potuto ritardare lo sviluppo della nuova tecnologia a scapito del servizio e a favore di un più lungo ritorno degli investimenti già fatti nella precedente gara UMTS.
Rimane il rammarico e l’attesa per saper se saranno rilasciate frequenze libere (come già fatto per il wi-fi) sulle quali poter sperimentare questa tecnologia e garantire un reale superamento del digital divide e una reale innovazione.
giovedì 28 febbraio 2008
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